Home » Studi e ricerche » Il punto di vista dell’OCSE sul sistema scolastico italiano

Il punto di vista dell’OCSE sul sistema scolastico italiano

Pubblicato il: 29/09/2011 18:02:43 -


Il 13 settembre 2011 l’OCSE ha pubblicato “Education at a glance 2011”, il rapporto sull’educazione che, a cadenza annuale, presenta un quadro comparativo dei sistemi educativi dei paesi Ocse e lancia alcune linee interpretative.
Print Friendly, PDF & Email
image_pdfimage_print

Il rapporto di questo anno si apre con la considerazione che tutti i paesi stanno facendo i conti con la riduzione di risorse disponibili e nello stesso tempo con la necessità di rendere efficaci i processi di istruzione perché siano capaci di rispondere al bisogno di crescita dei diversi paesi. Come al solito il rapporto offre opportunità ai paesi di leggersi alla luce della situazione degli altri e approfondisce le metodologie che rendono attendibili i risultati presentati. Gli indicatori prodotti e illustrati si riferiscono alla popolazione coinvolta nei processi di istruzione, alla spesa dedicata a questo settore e alle modalità di funzionamento dei sistemi educativi; viene sviluppata inoltre una analisi generale sugli “outcomes” della istruzione (i ritorni economici e sociali), mettendo a confronto le performance degli studenti in alcune discipline fondamentali e l’impatto della educazione sui guadagni e sulle probabilità di impiego degli adulti. I capitoli del rapporto si riferiscono a: 1) Risultati delle istituzioni educative e l’impatto degli apprendimenti, 2) Risorse umane e finanziarie investite nell’educazione, 3) Accesso all’educazione, 4) Ambiente di apprendimento e organizzazione delle scuole.

Contestualmente al rapporto internazionale OCSE rilascia una breve scheda relativa a ciascun paese (http://www.oecd.org/dataoecd/31/28/48669804.pdf). Di seguito vengono sintetizzati i contenuti della scheda riferita all’Italia.

IL MERCATO DEL LAVORO ITALIANO TENDE A PENALIZZARE I GIOVANI E STENTA A OFFRIRE SBOCCHI ADEGUATI A CHI HA UN TITOLO DI STUDIO DI LIVELLO TERZIARIO
• Nell’area OCSE il vantaggio economico dei lavoratori in età 55-64 anni, con titolo di istruzione terziaria, è di 13 punti percentuali rispetto al complesso dei lavoratori 25-64 anni, questo vantaggio in Italia è molto superiore, raggiunge i 46 punti percentuali. Questo dato evidenzia la difficoltà dei giovani, anche se qualificati, a entrare nel mercato del lavoro in attività rispondenti alle qualifiche possedute.
• Gli uomini italiani, con titolo d’istruzione terziaria, possono guadagnare oltre 300.000 dollari americani in più rispetto agli uomini con livello d’istruzione inferiore. Mediamente nei Paesi OCSE tale somma si attesta a 175.000 dollari americani, ma in Italia, solo il 79% degli adulti con questo livello di istruzione ha un impiego, mentre la media OCSE è dell’84%.
Il tasso di occupazione per chi possiede titoli d’istruzione terziaria supera di oltre 28 punti percentuali quello di chi non ha completato un ciclo d’istruzione secondaria superiore, mentre nei paesi OCSE la differenza media è di 27 punti percentuali.
• Nel corso della vita lavorativa, i lavoratori in Italia trascorrono meno della metà del tempo in cicli d’istruzione non formale rispetto alla media OCSE. In Italia, si parla di 353 ore d’istruzione non formale tra i 25 e i 64 anni, rispetto alla media OCSE di 988 ore.

DISCRIMINAZIONE DI GENERE
In Italia, le donne con titolo d’istruzione terziaria guadagnano il 65%, o meno, di quanto guadagnano gli uomini con pari grado d’istruzione (la media OCSE è del 72%, la situazione italiana è simile a quella del Brasile).

PERCENTUALE DEL PIL DESTINATA ALL’ISTRUZIONE
• L’Italia ha speso il 4,8% del PIL per l’istruzione, ovvero 1,3 punti percentuali in meno rispetto al totale OCSE che è del 6,1% , si colloca così al posto numero 29 su 34 Paesi.

DAL 2000 LA SPESA PER STUDENTE (LIVELLO SECONDARIO SUPERIORE E TERZIARIO) HA AVUTO UN INCREMENTO MOLTO INFERIORE ALLA MEDIA OCSE
• In Italia, tra il 2000 e il 2008, la spesa sostenuta dagli istituti d’istruzione per studente nei cicli di livello primario, secondario e post-secondario non universitario è aumentata solo del 6% (media OCSE 34%). Si tratta di uno degli incrementi più bassi tra i 30 Paesi, che hanno reso disponibili i dati.
• La spesa per studente universitario è aumentata di 8 punti percentuali, ma la media OCSE è di 14 punti percentuali.
• L’aumento di spesa per studente aumenta in modo diverso rispetto a quanto avviene negli altri paesi OCSE: in Italia, la spesa va da 8.200 dollari americani per gli alunni del livello pre-primario a 9.600 dollari americani per gli studenti del livello terziario, l’aumento medio nell’area OCSE va da 6.200 dollari americani al livello pre-primario a 13.700 dollari americani al livello terziario.
• In media nei Paesi OCSE, uno studente della istruzione secondaria superiore costa 3.450 dollari americani, rispetto ai 2.998 dollari americani di uno studente italiano.

IL NUMERO DI GIOVANI ITALIANI IN POSSESSO DI UN DIPLOMA DI ISTRUZIONE SECONDARIA NON È MAI STATO COSÌ ELEVATO, MA LA PERCENTUALE DI GIOVANI ITALIANI CON QUESTO LIVELLO D’ISTRUZIONE È ANCORA MOLTO AL DI SOTTO DELLA MEDIA OCSE
• In Italia, circa il 70,3% dei giovani tra i 25 e i 34 anni ottiene un diploma di istruzione secondaria superiore, ma tale percentuale è di gran lunga inferiore alla media OCSE che è dell’81,5% per la stessa fascia d’età (l’Italia sta al posto 29 su 35 Paesi). Tuttavia, va considerato che l’Italia è uno dei sette Paesi in cui il numero di giovani tra i 25 e i 34 anni con diploma secondario superiore o universitario supera di almeno 30 punti percentuali il numero di individui tra i 55 e i 64 anni con gli stessi livelli d’istruzione. Questo significa che l’accesso all’istruzione secondaria superiore è aumentato notevolmente negli ultimi 30 anni.
• L’Italia ha uno dei più bassi tassi di conseguimento di diplomi d’istruzione terziaria, se rapportata ai Paesi OCSE: il 20,2% dei giovani tra i 25 e i 34 anni raggiunge in Italia questo livello d’istruzione, rispetto alla media OCSE del 37,1% relativa alla stessa fascia d’età (l’Italia occupa il posto 34 su 37 Paesi).
• Il tasso di conseguimento dei diplomi d’istruzione secondaria superiore e terziaria (ISCED 3, 4, 5 ) resta al di sotto della media OCSE (l’80,8% rispetto all’82,2% per l’istruzione secondaria superiore e il 32,6% rispetto al 38,6% per l’istruzione terziaria).

GLI STUDENTI ITALIANI HANNO CLASSI RELATIVAMENTE POCO NUMEROSE E ORARIO SCOLASTICO PIÙ LUNGO
• Nei Paesi OCSE, nella scuola primaria vi sono 16 studenti per insegnante. Il rapporto studente-insegnante va da 24 studenti o oltre per insegnante in Brasile e Messico, a meno di 11 in Ungheria, Italia, Norvegia e Polonia.
• La media delle ore d’istruzione per gli studenti tra i 7 e i 14 anni nei Paesi OCSE è di 6.732 ore, i tempi obbligatori di insegnamento formale vanno dalle 4.715 ore della Polonia alle 8.316 ore dell’Italia. (I dati sono relativi al 2008- 2009 ndr)

GLI INSEGNANTI GUADAGNANO MOLTO MENO RISPETTO AD ALTRI PROFESSIONISTI CON DIPLOMA D’ISTRUZIONE TERZIARIA, LA PROGRESSIONE DI CARRIERA SINO AL LIVELLO PIÙ ALTO DELLA LORO FASCIA RETRIBUTIVA È RELATIVAMENTE LUNGA
• Gli insegnanti delle scuole secondarie inferiori raggiungono, in media nei Paesi OCSE, il livello più alto della loro fascia retributiva dopo 24 anni di servizio, in Italia questo avviene dopo 35 anni di servizio.
• Nei Paesi OCSE, tra il 2000 e il 2009, gli stipendi degli insegnanti sono aumentati in media del 7%, in termini reali, ma in Italia sono diminuiti (-1%).
• Gli stipendi degli insegnanti della scuola primaria, secondaria inferiore e secondaria superiore sono bassi in Italia, se posti in relazione con lo stipendio medio di altri professionisti con livello d’istruzione terziaria (il 40% in meno rispetto agli stipendi di lavoratori con lo stesso livello d’istruzione.

L’ITALIA HA UN SISTEMA DI CERTIFICAZIONE PER RENDERE COMPARABILI LE PERFORMANCE DEGLI STUDENTI E ACCREDITARE I TITOLI DI STUDIO (VALORE LEGALE DEI TITOLI DI STUDIO)
• L’Italia ha un sistema di esami su scala nazionale alla conclusione dei livelli d’istruzione secondaria inferiore e superiore. Questi esami sono obbligatori per tutte le scuole, tanto pubbliche che private, e nessuno studente ne è esonerato.
• Solo di recente l’Italia ha adottato un sistema di valutazioni nazionale per fornire informazioni e riscontri al fine di migliorare i programmi d’istruzione (nel 2008 ai livelli primario e secondario inferiore). I risultati ottenuti da tali valutazioni nazionali sono direttamente condivisi con gli amministratori scolastici e le autorità competenti in materia d’istruzione, ma non con gli insegnanti, i genitori, gli studenti o i media. Tra i Paesi in cui hanno luogo valutazioni su scala nazionale, solo la Finlandia procede nello stesso modo.
• Le famiglie italiane hanno il diritto di scegliere tra le diverse scuole pubbliche. Gli studenti possono anche iscriversi alle scuole private indipendenti e le famiglie possono fruire di supporti economici in modo da sostenere più agevolmente i costi dell’insegnamento privato.

IN ITALIA SONO CARENTI DISPOSITIVI DI VERIFICA DEL LAVORO DELLE SINGOLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE
• In Italia non sono previste ispezioni scolastiche, né valutazioni del proprio operato, da parte di ciascuna scuola. Queste procedure sono poste in atto solo in Grecia, Lussemburgo e Messico, tra i 33 Paesi i cui dati sono disponibili. In Italia, è richiesto alle scuole di presentare rapporti di conformità alle autorità di livello superiore. Tale dispositivo assicura che le scuole osservino leggi e regolamenti ma, a differenza delle ispezioni scolastiche e delle autovalutazioni, non riguarda la qualità dell’istruzione né individua i punti di forza e di debolezza di ogni istituto scolastico.

Per approfondire:
“Education at a Glance 2011”
http://dx.doi.org/10.1787/eag-2011-en

Vittoria Gallina

31 recommended

Rispondi

0 notes
1411 views
bookmark icon

Rispondi